Gender gap tra formazione e mercato del lavoro

Donne più brillanti tra i banchi ma ancora penalizzate nel lavoro. La fotografia di AlmaLaurea e AlmaDiploma.

Studiano di più, hanno più interessi e voti più alti, ma nel lavoro hanno retribuzioni inferiori e sono penalizzate, soprattutto se hanno figli.

In occasione dell’8 marzo, Giornata internazionale dei diritti della donna, AlmaLaurea ha elaborato il Focus Gender Gap 2024 per approfondire le performance formative e professionali delle donne, dalla scuola superiore all’università, fino al mercato del lavoro.

L’approfondimento è stato realizzato attingendo alle indagini che ogni anno forniscono dati sul Profilo e sulla Condizione occupazionale delle laureate e dei laureati: per le indagini più recenti ci si riferisce, rispettivamente, a oltre 281 mila laureati del 2022 e circa 670.000 laureati del 2021, 2019 e 2017, intervistati a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
 

IL PROFILO DELLE LAUREATE E DEI LAUREATI

Dalla scuola secondaria all’Università

Il Rapporto 2023 sul Profilo dei laureati mostra che tra i laureati del 2022, dove è nettamente più elevata la presenza della componente femminile (59,7%), la quota delle donne che si laureano in corso è pari al 64,9%58,9% per gli uomini) con un voto medio di laurea paria 104,8 su 110 (è 102,9 per gli uomini).

Le differenze tra studenti e studentesse emergono chiare fin dall’approccio allo studio nel corso della scuola secondaria (di primo e di secondo grado). Il Rapporto 2024 sul Profilo dei Diplomati mostra che il 94,4% delle studentesse ha conseguito il diploma senza ripetenze  (è il 91,4% per ragazzi) e con un voto medio di diploma pari a 80,1 su cento (è 76,5 per i ragazzi). Il 18,5% delle studentesse compie esperienze di studio internazionali (è il 12,2% dei ragazzi), in particolare organizzate dalla scuola. Sono più interessate a proseguire gli studi soprattutto all’università (si tratta dell’81,0% delle diplomate rispetto al 64,0% dei diplomati).

Le studentesse, tra l’altro, si iscrivono all’università spinte più frequentemente da forti motivazioni culturali (30,5% rispetto al 27,4% degli uomini). Inoltre, svolgono un buon numero di tirocini e stage riconosciuti dal proprio corso di laurea (63,1% delle donne rispetto al 53,7% degli uomini).
 

Il contesto familiare di origine

Le laureate provengono in misura maggiore da contesti familiari meno favoriti sia dal punto di vista culturale sia socio-economico. Così il 28,7% delle donne ha almeno un genitore laureato rispetto al 34,8% degli uomini. Peraltro, le donne sono meno coinvolte dal fenomeno dell’ereditarietà del titolo di laurea, soprattutto se quest’ultimo afferisce alle discipline che indirizzano verso la libera professione: tra i laureati a ciclo unico con almeno un genitore con titolo di studio universitario, infatti, ereditano la medesima laurea dei genitori il 33,9% delle donne rispetto al 45,4% degli uomini. Il differenziale di genere permane considerando anche lo status socio-economico: il 21,5% delle donne proviene da una famiglia di estrazione sociale elevata rispetto al 24,7% degli uomini. Non stupisce quindi che tra le donne sia maggiore la percentuale di chi ha usufruito di borse di studio: il 27,8% delle donne rispetto al 23,5% degli uomini.

 

LE CONDIZIONI OCCUPAZIONALI

Occupazione e tipologia di attività lavorativa

Il Rapporto 2023 sulla Condizione occupazionale dei laureati registra ancora una volta significative e persistenti disuguaglianze di genere.

Su tale aspetto AlmaLaurea ha sviluppato un approfondimento ad hoc evidenziando che tra i laureati di secondo livello, a cinque anni dal conseguimento del titolo, le differenze di genere, in termini occupazionali, si confermano significative e pari a 4,0 punti percentuali: il tasso di occupazione è dell’87,0% per le donne e del 91,0% per gli uomini.

A cinque anni dal titolo tra le donne sono meno diffusi i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato (47,9% rispetto al 55,4% degli uomini), mentre risultano più frequenti i contratti a tempo determinato (20,4% rispetto all’11,4% degli uomini).

È naturale che queste differenze siano legate anche alle diverse scelte professionali maturate da uomini e donne; queste ultime, infatti, tendono più frequentemente a inserirsi nel pubblico impiego e nel mondo dell’insegnamento, notoriamente in difficoltà nel garantire, almeno nel breve periodo, una rapida stabilizzazione contrattuale.
 

Retribuzioni, efficacia del titolo e soddisfazione per il lavoro svolto

Un altro aspetto che entra con forza nel grande tema delle differenze di genere è quello del Gender Pay Gap. Tra i laureati di secondo livello che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, a cinque anni, le donne dichiarano di percepire 1.640 euro netti mensili, rispetto ai 1.872 euro degli uomini, con un differenziale superiore al 10%.

In termini di efficaciadel titolo nel lavoro svolto, però, le differenze si attenuano notevolmente: infatti ritiene il titolo “efficace o molto efficace” per lo svolgimento del proprio lavoro il 73,2% delle donne occupate e il 72,0% degli uomini occupati.

Anche se, nelle dichiarazioni rese a cinque anni dalla laurea, non si evidenziano differenze di genere in merito alla soddisfazione complessiva per il lavoro svolto, su alcuni aspetti le donne sono leggermente meno soddisfatte del proprio lavoro. In particolare, sono meno gratificate dalle opportunità di contatti con l’estero, dalle prospettive di guadagno e di carriera, dalla stabilità e sicurezza del lavoro, dalla flessibilità dell’orario di lavoro e dal coinvolgimento nell’attività lavorativa e nei processi decisionali. Fa eccezione, denotando una maggiore soddisfazione nella componente femminile, l’utilità sociale del lavoro.
 

Figli come fattore penalizzante per le donne

La presenza di figli penalizza le donne, non solo in termini di divario occupazionale ma ancora una volta in termini retributivi.

Il differenziale occupazionale si conferma, a cinque anni dalla laurea, a svantaggio delle donne: isolando quanti non lavoravano alla laurea, è pari a 20,4 punti percentuali tra quanti hanno figli (è di 2,7 punti percentuali tra chi non ne ha). Inoltre, considerando quanti hanno iniziato l’attuale lavoro dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, se tra i laureati senza figli il differenziale retributivo è di poco superiore al 10%, tra i laureati con figli tende a raddoppiare.
 

Laureate nei percorsi STEM

L’Indagine sul Profilo dei laureati mette in evidenza la diversa composizione per genere tra i laureati STEM (Science, Technlogy, Engineering, Mathematics), dove le donne sono in numero minore (41% rispetto al 59% degli uomini), ma sono più brave (voto medio di laurea 104,7 su 110 per le donne, rispetto al 102,8 degli uomini; tra le donne il 58,6% ha concluso gli studi nei tempi previsti rispetto al 54,2% degli uomini).

L’Indagine sulla Condizione occupazionale mostra che a cinque anni dal conseguimento del titolo di secondo livello il tasso di occupazione è pari al 90,4% per le donne e al 94,6% per gli uomini mentre la retribuzione mensile netta, considerando coloro che hanno iniziato l’attuale attività lavorativa dopo la laurea e lavorano a tempo pieno, è, in media, di 1.720 euro tra le donne e 1.948 euro tra gli uomini.

 

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